(nella foto, da sx a dx: Paolo Entrade - della concessionaria CMO - e Luca Vitali - amministratore della omonima impresa)
L’aeroporto milanese di Linate (in riapertura il 27 ottobre prossimo dopo una chiusura di tre mesi esatti) necessitava di una nuova pista. Non di lavori di miglioramento, ottimizzazione e manutenzione dell'opera esistente, figlia di una crescita discontinua nel tempo, ma di un'opera drastica di ricostruzione, previa la completa e profonda demolizione della pista parzialmente in calcestruzzo e parzialmente in asfalto.
In sostanza, il rifacimento della pista dello scalo (Categoria B1) appare ai nostri occhi non come un cantiere colossale per estensione e dimensioni, ma per la complessità intrinseca dell'opera, in particolare per la sua decostruzione, e per la preparazione tecnica necessaria, integrata a soluzioni innovative ed esperienza specifica nelle opere aeroportuali, per la realizzazione del nuovo. Dai sottoservizi, fino al tappetino di rullaggio. Senza contare i tempi di cantiere che se non li vogliamo dire stretti, dobbiamo sicuramente definire tassativi.
A raccogliere la sfida di quest'importante appalto che, lo si sapeva, sarebbe stato all'onore delle cronache, è stata l'impresa Vitali, in Ati con i colleghi della Artifoni. Oltre a presentare un portfolio lavori di tutto rispetto, entrambe queste realtà hanno potuto offrire il valore aggiunto di avere già lavorato in parallelo a più riprese per l'ampliamento e la manutenzione straordinaria dell'Aeroporto Orio al Serio, terzo scalo italiano per numero di passeggeri nel 2019.
Per il rifacimento integrale della pista e della via di rullaggio "taxi way", Vitali ha sviluppato la demolizione, la bonifica, il riciclaggio dei materiali, la realizzazione dei sottofondi e la stesa dell'asfalto, mentre Artifoni ha integrato in sincronia tutti i sottoservizi, dalle chilometriche reti di evacuazione dell'acqua piovana da pista e via di rullaggio, fino alla posa di circa 800 fari a led a filo asfalto, collegati da 42 chilometri di cavi.
Il 100% del materiale risultante dalla demolizione della pista, della via di rullaggio e della rete di canalizzazione delle acque è stato riciclato direttamente in cantiere per confezionare i nuovi sottofondi.
Per consegnare i lavori nel minor tempo possibile è stato scelto un programma a lavorazioni parallele e ripetitive per aree, e non semplicemente sequenziale, come avviene per le sedi stradali e autostradali. Un coordinamento lavori da capogiro ha pianificato alla perfezione la gestione di oltre 200 macchine operatrici, per 20 ore di lavoro al giorno e due mesi e mezzo di lavoro.
(leggi il testo integrale del servizio sul numero 734 di Costruzioni - ottobre 2019)